Cambio automatico: come funziona, lettere e differenza con il manuale - alVolante.it

2023-03-01 10:55:46 By : Mr. JD Zhao

Il cambio automatico sta gradualmente soppiantando il cambio manuale, anche grazie ai continui miglioramenti apportati dalle case automobilistiche. Cambio automatico è spesso sinonimo di comfort, ma anche di tecnologia e risparmio energetico ed economico. In questo articolo andremo a vedere cosa è nel dettaglio il cambio automatico, come funziona, come si usa, per cosa stanno quelle iniziali sul cambio e quali sono le principali differenze con il cambio manuale.

Il cambio automatico è una tipologia di trasmissione in grado di selezionare in autonomia i rapporti, evitando che sia il guidatore a intervenire. Quest’ultimo, infatti, è sollecitato all’intervento principalmente all’inizio e alla fine della fase di guida, quindi alla partenza e alla destinazione, oppure quando deve andare in retromarcia. 

Il cambio automatico è stato da sempre considerato molto più semplice del cambio manuale, proprio perché, a differenza di quest’ultimo, l’intervento del guidatore è ridotto al minimo. In questo modo, il guidatore non è preoccupato di inserire le marce durante le fasi di accelerata e frenata, visto che a questo ci pensa il cambio automatico, che seleziona i rapporti in modo autonomo a seconda dello stile e della velocità di guida. 

I vantaggi del cambio automatico si percepiscono ovunque, ma soprattutto in città o in quelle condizioni di traffico moderato o discreto, sulle strade a scorrimento lento e in presenza dei numerosi semafori, ovvero in tutte quelle strade dov’è richiesta una guida ricca di frenate, rallentamenti e ripartenze. 

Per spiegare al meglio come funziona il cambio automatico, bisogna immaginare cosa succede quando guidiamo un’auto con il cambio manuale. In questo caso, infatti, prima di cambiare marcia, dobbiamo spingere il pedale della frizione e tenerlo premuto finché non abbiamo innestato la marcia, dopodiché possiamo rilasciarlo. Nelle auto a cambio automatico, semplicemente, il pedale della frizione non c’è. 

La selezione dei rapporti avviene autonomamente grazie alla centralina che effettuerà il passaggio di marcia a seconda della velocità alla quale procede il veicolo e una volta che il motore ha raggiunto un determinato numero di giri. A questo punto, il guidatore, non deve fare altro che pensare ad accelerare o a frenare, senza doversi preoccupare di spingere il pedale più a sinistra quando sta rallentando o quando va troppo veloce per cambiare marcia. 

Come anticipato, il guidatore è sollecitato a intervenire solo al momento della partenza e a quello dell’arrivo, o quando deve andare in retromarcia. Il cambio automatico, però, non prevede gli stessi movimenti di quello manuale, ma si muove solo in verticale in base allo stato dell’auto (movimento, frenata, retromarcia) o al tipo di guida che si vuole opzionare (sportiva, normale, manuale). 

Esistono diversi tipi di cambio automatico e li vedremo in un paragrafo dedicato. Qui spieghiamo il funzionamento del cambio automatico più comune, quello a rotismi epicicloidali idraulico, che si basa fondamentalmente su 3 componenti:

Abbiamo già scritto che esistono diversi tipi di cambio automatico e nel paragrafo precedente abbiamo descritto il funzionamento di quello più comune. Adesso, andiamo a vedere quali sono le altre tipologie di cambio automatico. 

L’auto con il cambio semiautomatico è sempre sprovvista di pedale della frizione. Tuttavia, il guidatore può cambiare marcia lui stesso. 

Il cambio automatico robotizzato è un tipo di cambio semiautomatico dove i rapporti sono regolati meccanicamente e la selezione e l’innesto delle marce sono gestiti in maniera elettronica dalla centralina. Il guidatore può selezionare manualmente i cambi di marcia.

I passaggi di marcia sono generalmente gestiti da un gruppo di valvole elettroidrauliche. La frizione è sostituita da un convertitore di coppia, che si colloca tra motore e cambio grazie all’azione di un convertitore idraulico: a questo punto entrano in gioco le valvole che determinano una differenza di pressione dell’olio idraulico, garantendo così il passaggio di marcia. Questo tipo di cambio si può avvalere anche di una frizione lock-up che serve a stabilizzare il convertitore quando l’auto viaggia oltre i 50 chilometri orari. 

Noto anche come CVT (acronimo che sta per Continuously Variable Transmission), il cambio automatico a variazione continua si avvale di una cinghia e di una coppia di pulegge, una delle quali è collegata al motore e l’altra all’albero di uscita della trasmissione. Attraverso lo spostamento delle pulegge, cambia il diametro sul quale scorre la cinghia, che quindi sale e scende, agendo sul rapporto di trasmissione e determinando il cambio marcia. 

Noto anche come DCT (acronimo che sta per Dual Clutch Transmission), il cambio automatico a doppia frizione (nello schema qui sopra) utilizza due frizioni diverse, collegati a due alberi che sono montati sullo stesso asse e che corrispondono alle marce e alle marce dispari. Non manca poi un terzo albero per l’inversione del senso di rotazione. La gestione del cambio delle marce è affidata a una centralina che, in base alle condizioni di guida, innesca il passaggio tra i rapporti aprendo una frizione e chiudendo l’altra. 

Sul cambio automatico sono impresse delle lettere in maiuscolo, che non sono altro che le iniziali di termini in inglese che stanno a indicare la funzione dei comandi. Come abbiamo già scritto, il guidatore interviene sul cambio automatico solo in fase di partenza e di arrivo, quindi quando il veicolo è fermo: nel primo caso per partire, nel secondo caso per fermarsi. Il guidatore agisce sul cambio solo quando deve azionare la retromarcia, ponendo la leva del comando nella sua funzione apposita. 

Le lettere più comuni sono 4: 

Questa posizione va inserita quando l’auto è parcheggiata

Equivale al folle del cambio manuale

Questa posizione va inserita quando bisogna fare retromarcia

La posizione va inserita quando si parte

Inoltre, ci sono anche delle lettere meno comuni, ma che possono comparire sui cambi automatici di alcune auto. 

Per una guida più sportiva: più scatto, ma più consumi

Posizione che si può inserire durante i tratti più ripidi in discesa e in salita

Spetta al guidatore gestire il cambio delle marce, utile in condizioni di guida e percorsi particolari

Con il cambio manuale può capitare di avere certi comportamenti in determinate situazioni che mutano se si guida un’auto con il cambio automatico. Ad esempio, al semaforo, con il cambio manuale, può capitare di mettere l’auto in folle e poi di ripartire al verde. Con il cambio automatico, passare spesso da N a D non è molto produttivo e alla lunga può non fare per niente bene a questo tipo di cambio. Pertanto è meglio inserire la posizione N quando si sta fermi per alcuni minuti e non, come ad esempio al semaforo, quando si attende il passaggio dal rosso al verde. 

Il cambio automatico ha bisogno di manutenzione, ovvero di controlli periodici. L’olio del cambio automatico, nel corso del tempo, raccoglie impurità: il fluido, come per gli altri liquidi, andrebbe quindi sostituito e l’impianto pulito per rimuovere i residui. Questa operazione avviene dopo un certo chilometraggio, variabile in base a diversi parametri.

Se l’olio del cambio contiene molte impurità, infatti, succede che l’inserimento delle marce non è più naturale e rischia di essere compromesso. 

Un cambio automatico che ha bisogno di controlli e manutenzione, generalmente manda dei segnali al guidatore, che possono essere un aumento dei consumi di carburante, nonché una maggiore difficoltà nelle salite e nei cambi di marcia, che potrebbero risultare meno precisi. 

A ogni modo è bene rivolgersi alla propria officina meccanica di fiducia e affidare a loro il controllo regolare e periodico del cambio automatico.  

Difficile dare una risposta alla domanda oggetto di questo paragrafo, perché come è intuibile è molto soggettiva. 

Delle differenze tra cambio automatico e cambio manuale ne abbiamo già parlato: in breve, un’auto con cambio manuale prevede una maggiore partecipazione del guidatore, mentre un’auto con il cambio automatico regala al guidatore un maggiore comfort, destituendolo dalla decisione di salire o scendere di marcia, in quanto è tutto più automatizzato. Nell’auto con il cambio manuale, il guidatore deve agire sulla frizione per cambiare marcia e gestire la velocità, mentre nell’auto con il cambio automatico la frizioen non c’è.

Naturalmente, gli amanti della guida sportiva dovrebbero preferire il cambio manuale, sebbene le auto con il cambio automatico più moderne non sfigurano in fatto di velocità e guida sportiva. È vero anche che il cambio manuale può dare ad alcuni una maggiore sensazione di controllo e gestione dell’auto, mentre il cambio automatico offre una maggiore rilassatezza in tratti urbani, trafficati, dove si procede spesso a rilento. 

Altra differenza importante è il costo: il cambio automatico incide sul prezzo dell’auto, che risulta più alto rispetto a quello di un’auto con cambio manuale.  

Chi ha inventato il cambio automatico? Un italiano. Il suo nome è Elio Trenta: brevettò questa novità nel 1931 presentando alla Fiat come cambio automatico progressivo di velocità. Un’invenzione che però fu subito scartata, perché nonostante l’innovativo apporto tecnologico, incideva non poco sul consumo di carburante, peggiorando anche le prestazioni. 

Da lì in avanti vi è stata una costante ottimizzazione sul cambio automatico, tant’è che già un decennio più tardi, il cambio automatico iniziò a vedersi negli Stati Uniti su alcune auto targate Oldsmobile, per poi spopolare negli anni Cinquanta.

La Renault Mégane E-Tech è un’elettrica compatta, comoda e scattante. Non male l’autonomia e valido l’infotainment, ma alcuni dettagli (di ergonomia e nel bagagliaio) andrebbero ripensati.

La BMW 218d Active Tourer offre spazio, sicurezza e, soprattutto, un elevato piacere di guida. Il suo 2.0 da 150 cavalli è brillante e poco assetato. Peccato per i tanti Adas a pagamento.

La Jeep Wrangler Unlimited in versione plug-in accelera come una sportiva, ma rimane una fuoristrada “vera”; poco efficace, però, l’isolamento acustico.

© 2023 - Unimedia Srl - P.IVA 12481470156 - Tutti i diritti sono riservati - Web Agency